mercoledì 13 ottobre 2010

Il nano alchimista

Vimes si appoggiò allo schienale: 
"Gli alchimisti fanno sempre saltare in aria un sacco di rocba. Mai sentito dire che siano stati licenziati per questo"
"Forse perchè nessuno ha mai fatto saltare in aria il consiglio della Gilda, signore".
"Come...tutto quanto?"
"La maggior parte, signore. Quanto meno tutti i pezzi facilmente staccabili".
Vimes si scoprì ad aprire automaticamente il cassetto più in basso della propria scrivania. Lo chiuse nuovamente, però, e spostò qualche carta che aveva davanti. "come si chiama, ragazzo?"
Il nano deglutì. Era chiaramente il punto che aveva temuto. "Culetto, signore".
Vimes non sollevò nemmeno lo sguardo.
"Oh già. C'è scritto anche qui. Significa che viene dall'area montuosa del Boscodisopra vero?"
"come...si, signore" rispose Culetto leggermente sorpreso.
"Allora...qui c'è scritto che di nome si chiama...non riesco a leggere la scrittura di fred...ehm..."
non c'era possibilità di scampo. "Felice, signore" disse Felice Culetto.
"Felice, eh? E' bello vedere che le antiche tradizioni onomastiche si siano mantenute. Culetto Felice. Bene".
Culetto lo osservò attentamente. Non c'era il benchè minimo barlume di scherno sul volto di Vimes.
"si, signore. Culetto Felice" ripetè. Ancora nemmeno un'increspatura extra. "Mio padre di chiamava Allegro. Culetto Allegro" aggiunse, come si fa quando si passa la lingua su un dente rovinato per vedere quando comincerà a fare male.
"Davvero?"
"E...suo padre di chiamava Culetto Beccuccio".
Non una traccia, non un accenno di sogghigno si celava in alcun posto. Vimes non fece altro che spostare le carte di lato.
"Bene, noi lavoriamo per vivere, Culetto".
"si, signore".
"Non facciamo saltare in aria le cose, Culetto".
"No, signore. Io non faccio saltare in aria tutto, signore. Qualcosa si squaglia e basta".

Terry Pratchett, "Piedi d'argilla"

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